In occasione del 400° anniversario dalla morte di Michelangelo Merisi da Caravaggio, con la Mostra “Caravaggio: Frammenti di Luce. Piazza de’ lumi entro il gran fiotto d’ombre”, non si intende affatto mettere in scena l’ennesima celebrazione del genio che tutti conosciamo ed ammiriamo, ma piuttosto addentrarci con il cuore carico di domande e l’animo colmo di trepidante attesa, nell’affascinante percorso umano che il pittore intraprese; un percorso segnato ad ogni passo da moti d’inquietudine oltre che pervaso da un indomabile desiderio di verità e bellezza. infatti, ciò che ci cattura del “genius” caravaggesco, é l’essere così “presente” da potersi dire vero testimone dell’oggi, quasi fosse lui al pari nostro, mendicante del senso stesso dell’umano vivere.
Infatti Caravaggio è stato definito “pittore della giovinezza”, con le sue passioni travolgenti e i suoi ardori; ma anche della debolezza causata dal peccato, ben visibile nel frequente uso del nero e di altre tonalità scure. Nei suoi quadri, però, emerge quasi con prepotenza la Luce, ovvero la Grazia, capace di risollevare l’uomo dal “baratro disastrato” della sua umanità.