Il tempo di Dio, quotidiano dell’uomo

Mostra di icone dipinte a mano dalla «Associazione La Scuola di Seriate
L’Incarnazione é il punto in cui il Tempo di Dio, vale a dire l’Eternità, o per dirla con Eliot “Un momento nel tempo ma non del tempo“, lambisce il Quotidiano dell’Uomo, e facendosi carne “Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio”, come affermano i Padri Orientali. Fu così che “il Fattore non disdegnando d’esser sua Fattura” portò nel Quotidiano dell’Uomo il Tempo di Dio. “Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato” (T.S. Eliot)

Ecco il motivo del titolo della mostra di icone tenutasi a Domodossola dal 16 al 31 Ottobre presso la Sala Esposizioni della Fondazione Antonio Rosmini, e realizzata dalla Scuola iconografica di Seriate, costituita da opere che scandiscono il percorso della storia della salvezza attraverso i misteri della fede, l’effigie della Madre di Dio e alcune grandi croci. Le Icone permettono di contemplare i momenti significativi della vita di Cristo che la Chiesa orientale ci ripropone attraverso le “Grandi Feste” e la Chiesa occidentale attraverso la preghiera del “Santo Rosario” e di fissare lo sguardo sulla figura di Maria, «di speranza fontana vivace».
Il percorso proposto ha costituito una traccia alla meditazione sugli eventi della vita di Gesù, e al tempo stesso un itinerario storico attraverso forme e tipologie assunte dall’icona in diverse aree geografiche e contesti culturali.
Oriente ed Occidente infatti si compenetrano come due sponde uniche e irripetibili, ma complementari, dell’unico alveo in cui scorre nei secoli la grande tradizione cristiana. Per questo nella mostra si sono affiancate opere liberamente ispirate alle icone bizantine, balcaniche e russe, così come ai crocifissi e alle tavole lignee italiane. Proprio questo ripercorrere la tradizione dell’arte sacra italiana nel Medioevo costituisce un filone assolutamente innovativo della mostra, che comprende anche la sequenza del Rosario e scene festive dell’iconòstasi.

Un primo spunto per la mostra era stato offerto dalla particolare insistenza di Papa Giovanni Paolo Il sulla preghiera del Rosario, la preghiera mariana più diffusa in Occidente, ritmata dalla riflessione sui misteri dell’evento cristiano.
Il primo ciclo dei misteri gaudiosi ci conduce nella gioia dell’avvenimento dell’Incarnazione, al cui annuncio approda tutta la storia della salvezza; i misteri del dolore ci permettono di rivivere la morte di Gesù unendoci sotto la croce a Maria, per penetrare con lei nell’abisso dell’amore di Dio per l’uomo; contemplando il Risorto, scopriamo le ragioni della nostra fede, andando oltre il buio della Passione e fissando lo sguardo nella gloria della Resurrezione; ripercorrendo gli anni della vita pubblica di Cristo, ci accostiamo alla dimensione della luce, rivelazione del Regno ormai giunto.


In Oriente è l’iconostasi, la parete di icone che divide il santuario dalla navata dove pregano i fedeli, a rendere visibile la gloria del Paradiso. Al suo interno si snoda la sequenza delle icone delle “Grandi Feste” che rievocano la storia della salvezzaLa Bellezza salverà il mondo
Il termine icona deriva dal greco “eikon”, che può essere tradotto con immagine, e nel campo dell’arte religiosa identifica una raffigurazione sacra dipinta su tavola di legno in stile bizantino, greco o russo.
I fedeli ortodossi anche oggi si recano a pregare presso un’icona proprio con la fiducia di un incontro benefico con una realtà personale anche se invisibile. Nelle case russe c’era sempre “l’angolo bello”, cioè un angolo della stanza d’ingresso o altra, nel quale venivano appese alcune icone con davanti una lampada sempre accesa. C’era anche l’abitudine di portare sempre con sé delle piccole icone portatili.
“La bellezza salverà il mondo” ha scritto Dostoevskij, ed è vero, perché l’uomo è stato creato per la Bellezza (Sal. 45, 3: “Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo”). Teologicamente “bello” è sinonimo di “buono”. I frammenti di bellezza che vediamo in questo mondo terreno sono la Presenza di Dio fra gli uomini. E questa Bellezza è lo Spirito Santo. Allora un’icona è “bella” non quando risponde ai canoni dell’arte profana, ma quando è “vera”, quando cioè la sua Bellezza spalanca ad una Presenza. Dicono i Padri: “L’Icona è il visibile dell’Invisibile!”.L’icona è l’esperienza della Bellezza divina. Sant’Agostino, che fece un lungo cammino verso l’incontro con la Bellezza infinita, scrisse: “Tardi ti ho amato, o bellezza tanto antica e così nuova, tardi ti ho amato” (Confessioni X). Anche San Francesco d’Assisi ha sentito Dio come Bellezza: